Cronache, storie, immagini del turismo balneare in Abruzzo
Castellammare Adriatico e Pescara
Le prime notizie relative all’attività balneare, peraltro in una fase ancora embrionale, sulla costa pescarese risalgono alla fine degli anni ’70 dell’Ottocento.
Il tratto di spiaggia interessato era quello che si estende sul lato sinistro del fiume Pescara, cioè nel territorio del Comune di Castellammare Adriatico, allora appartenente alla provincia di Teramo.
Il fenomeno evidenzia l’attitudine del comune rivierasco a comprendere abbastanza rapidamente l’importanza economica e sociale dell’industria balneare, impegnando per tale obiettivo risorse finanziarie e umane per migliorare la salubrità dei suoi arenili. Al contrario, il Comune di Pescara, all’epoca facente parte della provincia di Chieti, non aveva ancora attivato simili interventi, motivo per cui lungo il litorale erano presenti zone paludose ed insalubri.
Nello stesso tempo, tale scelta evidenziava la connotazione antropica della stessa Pescara: un borgo essenzialmente di pescatori che avrebbe preso coscienza più tardi delle enormi possibilità offerte dalla utilizzazione per scopi turistici della sua riviera1.
Il progetto di valorizzazione del litorale di Castellammare Adriatico fu avviato dall’amministrazione pubblica e dai privati.
Nel 1878 Luigi Olivieri chiese al comune di Castellammare Adriatico la cessione a titolo gratuito (perché l’iniziativa avrebbe procurato numerosi vantaggi economici al comune) di un lotto di arenile per costruire uno stabilimento balneare (il progetto del futuro Padiglione Marino): una struttura di forma rotonda (30 per 25 metri) da realizzare in fondo al viale della stazione ferroviaria2.
Cinque anni dopo, nel luglio 1883, il sindaco di Castellammare Adriatico, Leopoldo Muzii, cedeva sempre a titolo gratuito a Giustino De Nicola l’uso di un grande salone e di una cucina, con l’obbligo di trasformarli in una nuova struttura, un caffè-concerto, allo scopo di fornire ai villeggianti durante la stagione balneare un elegante punto di ritrovo.
Tra l’altro, i costi finanziari dell’iniziativa vennero parzialmente coperti da una sottoscrizione promossa dallo stesso sindaco tra i turisti e i cittadini3. Nel frattempo, il comune all’inizio di ogni stagione balneare (periodo 20 luglio-20 settembre) provvedeva alla pulizia della spiaggia, alle concessioni riguardanti l’impianto di casotti, incaricava bande musicali dei paesi limitrofi di allietare le serate4.